Credo di aver commesso tutti gli errori possibili mentre muovevo i primi passi nella coltivazione della cannabis e ne ho poi pagato le conseguenze, in un modo o nell’altro, finendo per pregiudicare forma e aspetto finale dagli esemplari coltivati. In questo articolo descrivo i più comuni errori che un cannabicoltore può commettere, sottolineando l’importanza di evitarli fin da subito.
1. IRRIGAZIONE ECCESSIVA
È facile lasciarsi prendere la mano quando si irrigano le piante, specie se si è principianti o alle prime armi, ma non è certo la fine del mondo. Basta solo cominciare a capire in quale momento il sostrato su cui sono coltivate le piante si satura di nutrienti, andando a rovinare significativamente la resa finale. Un’irrigazione eccessiva renderà il terriccio talmente inzuppato da compromettere l’integrità delle radichette. Si ridurrà così l’apporto di ossigeno facilitando la formazione di batteri anaerobici che, con il tempo, potranno danneggiare seriamente le nostre piante.
È necessario esporre all’aria il sostrato, perché si alleggerisca fino all’irrigazione successiva: ciò richiede un senso di misura e un equilibrio da acquisire con il tempo e l’esperienza. Personalmente consiglio sempre di utilizzare un impianto a goccia molto semplice, che irrora le piante con picchetti gocciolatori. In questo modo il regime di alimentazione rimane costante ogni giorno, in termini di quantità d’acqua e di orario di accensione della pompa. Pur non avendo più la soddisfazione d’innaffiare le piante a mano singolarmente, si può star certi che il terreno non sarà mai saturo.
È necessario esporre all’aria il sostrato, perché si alleggerisca fino all’irrigazione successiva: ciò richiede un senso di misura e un equilibrio da acquisire con il tempo e l’esperienza.
2. SALE DI COLTURA SPORCHE
A mio parere la coltivazione di Cannabis d’alta qualità al chiuso è da considerare una scienza: è quindi indispensabile mantenere la sala di coltura il più possibile pulita, sterile e ben curata. Le grow room sporche, con materia organica (terra e foglie morte) sul pavimento e negli angoli, vecchi vasi lasciati in giro e manciate di terriccio e sporcizia sparsi un po’ ovunque non fanno altro che invitare insetti e agenti patogeni a infestare lo spazio coltivato.
Tenete a portata di mano un aspirapolvere, una scopa, un flacone di candeggina, dell’alcool per la pulizia, acqua ossigenata e una scatola di guanti in lattice, che vi permetteranno di tenere il pavimento, le pareti e lo spazio circostante il più possibile puliti e ordinati. Rimuovete i vasi e il vecchio sostrato della coltura precedente e pulite a fondo la sala tra un raccolto e l’altro. Spazzate frequentemente e rimuovete le foglie morte cadute sul pavimento.
3. PIANTE POSIZIONATE TROPPO VICINE
Un errore comune, che noto spesso nei coltivatori principianti, è posizionare le piante troppo vicine l’una all’altra. Così facendo, in fase di fioritura, lo spazio laterale necessario alla crescita degli esemplari sarà molto ridotto, limitando notevolmente anche il flusso d’aria circostante. Le cime già cresciute bloccheranno la crescita di altre durante il periodo più importante; inoltre, in caso di aumento notevole di temperatura e umidità, le piante saranno maggiormente esposte ad attacchi fungini. Il modo migliore per evitare questo errore è tracciare una pianta della sala di coltura, assegnando una certa quantità di spazio a ogni vaso. Se coltivate in vasi di piccole dimensioni, ad esempio da 6,5-10 litri, allora è buona norma riservare per ogni pianta 40-50 cm2 (ovvero 60-90 cm2 se piantate in vasi più grandi), in modo che, al momento della maturazione, le piante non saranno a contatto l’una con l’altra e non dovranno competere fra loro per raggiungere la luce. Se l’obiettivo è coltivare con il metodo Sea of Green, che richiede un elevato volume di piante di dimensioni ridotte, evitare di concentrare le piante in uno spazio troppo ristretto, a meno che non si conosca a fondo la varietà coltivata.
4. IRRIGAZIONE INSUFFICIENTE
Le piante di cannabis sottoalimentate e malnutrite mostrano subito sintomi di sofferenza, con uno stato salute precario, un vigore inferiore alla norma e foglie rivolte verso il basso. La pianta utilizzerà l’azoto immagazzinato nelle foglie più vecchie, nel tentativo di compensare la mancanza di nutrienti e irrigazione.
Si provi a sollevare un vaso e a passare un dito lungo tutta la sua parete. Se non presenta segni di umidità, sarà possibile innaffiare. L’alternanza fra irrigazione e periodo in cui lasciar asciugare il sostrato può dipendere dalla luce che ricevono i vasi: ricordate che più le piante crescono e più richiedono nutrimenti e acqua. Ciò non significa sovralimentarle man mano che maturano, ma trovare un punto di equilibrio ottimale tra la condizione di massima siccità e quella di massima saturazione.
5. DIMENTICARE DI LAVARE LE PIANTE
Le piante di Cannabis devono essere “lavate” (irrigate con acqua pura) per 14 giorni per 2 motivi principali: consumare tutte le riserve interne della pianta e lavare via i sali disciolti attorno alle radici.
Al contrario, se per 14 giorni continueremo ad alimentare le piante con fosforo, potassio e melassa, ciò a lungo termine non farà bene agli esemplari coltivati. Se coltivate piante di cannabis medicinale per uso personale, dovrete lavarle con acqua o una soluzione enzimatica. Una cima non sciacquata accuratamente è facilmente riconoscibile durante il consumo: difficile da fumare, con sapore sgradevole, sensazione di calore e secchezza in gola, quanto basta provocare un attacco di tosse. La cenere brucerà senza consistenza e avrà un aspetto nero carbone nel posacenere. Un cannabicoltore troppo zelante sarà tentato di credere che più grandi sono le cime e migliore sarà il risultato finale e il ritorno sull’investimento, ma alla fine si ritroverà con barattoli d’erba che il 99% dei fumatori ci penserà due volte prima di fumare.
6. USO DI TERRICCIO ECONOMICO
La maggior parte di noi ha scoperto a proprie spese le conseguenze dell’acquisto di un terriccio economico di bassa qualità. La ritenzione idrica e il drenaggio sono assolutamente sbilanciati e il valore nutrizionale discutibile. I terricci economici sono normalmente in vendita in piccoli spazi marginali dei centri di giardinaggio o anche in alcuni supermercati.
Oggi esistono diversi marchi che offrono terricci di prima qualità, ricchi di tutte le sostanze nutritive e dei minerali di cui una pianta di cannabis ha bisogno, oltre che di microrganismi benefici. Con flaconi di nutrienti e integratori di prima qualità sarà facile coltivare cime pulite, lisce e ricche di terpeni. Il drenaggio e la ritenzione idrica saranno molto più contenuti rispetto a quanto avviene con un terriccio economico. Inoltre, ingredienti come la perlite e il muschio di torba permetteranno di mantenere una giusta riserva d’aria intorno alle radici.
7. SCARSA CIRCOLAZIONE DELL’ARIA
Nella coltivazione della cannabis la costanza è la chiave del successo, soprattutto quando si parla di circolazione dell’aria. Le piante di cannabis devono essere esposte all’aria fresca, contenente anidride carbonica proveniente dall’esterno, potendo così utilizzare la CO2 disponibile molto rapidamente. Questo è uno dei motivi per cui la quantità d’aria riciclata all’interno della tenda o della sala di coltura deve essere costante ed ottimale per il metabolismo della pianta.
Quando c’è scarsa circolazione d’aria intorno alle piante, poste peraltro a distanza ravvicinata, con maggior accumulo di umidità e maggior ristagno d’aria, ci sarà una maggiore probabilità d’infezione da oidio, per non parlare degli attacchi fungini (muffa) durante la fioritura. Si raccomanda, pertanto, d’installare più ventilatori, brandeggianti in tempi diversi l’uno dall’altro, posizionandone uno nella parte inferiore, uno in quella centrale e uno in quella superiore della grow room.
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